Trento, 29 aprile 2007
IL GARANTE: SULLA PRIVACY L’ITALIA È IN RITARDO
Paissan ieri alla scuola Langer. Nel mirino internet e le «tessere fedeltà»
dal Corriere del Trentino di domenica 29 aprile 2007
Mauro Paissan, componente del Garante per la privacy, ha incontrato ieri gli studenti della scuola di politica « Alexander Langer » per discutere di protezione dei dati personali e giornalismo nell'incontro intitolato « Diritto di cronaca e diritti dei cittadini » .
Paissan ha cercato di spiegare il concetto di privacy come dignità del cittadino all'interno di una sorta di « società sorvegliata » . « Lo sviluppo della tecnologia — la illustrato il garante — ha fornito opportunità che ci hanno migliorato la vita.
Dobbiamo essere però consapevoli che molte innovazioni pongono a rischio la dignità, l'identità e la tutela della persona » .
Con 2500 telecamere di sorveglianza presenti sul territorio nazionale, l'Italia deve, secondo Paissan, cominciare ad interrogarsi sui rischi che si corrono nel disporre di così tante informazioni sugli individui, « che si vanno a sommare alle informazioni delle banche dati, al momento attuale troppo accessibili da chiunque sia curioso » , ha aggiunto l'esperto.
Molte delle informazioni raccolte sui cittadini sono usate a fini economici: « Con le tessere fedeltà dei supermercati — ha fatto notare Paissan — dichiariamo tutte le nostre propensioni di consumo e in cambio di un servizio di piatti riceviamo pubblicità mirata » . A volte però anche il marketing sfocia nell'illecito, come nel caso delle telefonate promozionali effettuate da operatori telefonici e televisivi, solitamente in orario pasti, che secondo il garante sono illegittime: « Potrebbero chiamare solo se gli utenti avessero dato il consenso, ma in molti casi non è così. Il Garante sta per bloccare i dati dei call center per arginare questa situazione » .
In tema di privacy, Paissan ha spiegato che l'Italia sta recuperando un ritardo accumulato dal secondo dopoguerra: la prima sentenza è solo del 1975.
Per quanto riguarda il mondo del giornalismo, l'Ordineha collaborato con il Garante per la creazione di un codice deontologico applicabile anche a pubblicisti e a coloro che collaborano saltuariamente con i mezzi di informazione, in un tentativo di contemperare il diritto all'informazione con la tutela necessaria dei dati personali. « Si è cercato — ha sottolineato il garante — di rendere compatibili due diritti che sono egualmente fondamentali » .
Paissan ha ricordato che fino a non molti anni fa nelle redazioni non si discuteva di privacy. La sensibilità è maturata nel corso degli anni grazie ad un lavoro di autoregolamentazione. Internet ha complicato molto il rapporto con la stampa, amplificando la responsabilità dei giornalisti che possono lanciare nelweb notizie che sopravvivono, potenzialmente, in eterno e raggiungono tutto il mondo. « Cliccando neimotori di ricerca — ha avvertito il garante — si trovano dati su chiunque. Mancando un controllo, si reperiscono notizie a volte incomplete: è la fine del diritto d'oblio per fatti avvenuti nel passato delle persone, che cambiano con il tempo » .
Il Garante per la privacy è l'autorità con meno personale a disposizione: la Finanziaria ha aggiunto 20 dipendenti ai 100 già presenti; il collegio Garante è composto da quattro rappresentanti eletti dal parlamento: « Abbiamo centinaia di segnalazioni — ha concluso Paissan — . Cerchiamo di rispondere adottando provvedimenti generali, adattabili a tutti i casi simili. Ma in alcune situazioni l'approccio è singolo, come nel caso del giornalismo, in cui ogni articolo è diverso dagli altri » . E in quei casi il personale è insufficiente. |